sabato 13 maggio 2017

Castel Pagano

Le rovine di Castelpagano rientrano nel comune di Apricena da un punto di vista territoriale, ma il sito, da un punto di vista storico, condivide molti aspetti con la cittadina di San Marco in Lamis e in particolare con il convento di Stignano.
Ubicato su di uno sperone del Gargano a 545 metri di altitudine, a Sud-Ovest del promontorio del Gargano nel comune di Apricena, il castello, di cui rimangono poche rovine, faceva parte di un borgo la cui origine è incerta.
La posizione elevata, ottima all'epoca per controllare il territorio sottostante, gli permette una vista stupenda verso il Gargano e i monti del Molise da una parte e su tutto il Tavoliere dall'altra
L'epoca della fondazione di questa rocca è incerta; si pensa possa essere antecedente persino alla costruzione di Apricena, quindi la seconda metà del IX secolo. Già fiorente nell'XI secolo sotto la signoria del normanno conte Enrico, passò poi da Rainulfo, duca di Aversa, a Ruggero, signore di Rignano, in seguito a una lunga e aspra guerra. Sebbene inespugnabile per la natura del luogo, nel 1137 il castello cadde nelle mani di Lotario III, sceso in Italia istigato da Papa Innocenzo II e dai principi spodestati da Ruggero, con centinaia di vittime durante la battaglia per occupare Rignano e il feudo di Castelpagano. Nel 1177 il monastero di San Giovanni De Lama, attuale convento di San Matteo, insieme a quello di Santa Maria di Pulsano e ad altre terre, fu dato da Guglielmo II, come appannaggio, alla moglie, la regina Giovanna, figlia di Arrigo II, re d'Inghilterra. Il suo nome è presente anche su di un antico documento del 21 settembre 1231 narrante la storia del già citato Leonardo di Falco, mendicante cieco della zona, che fu sorpreso nel sonno dalla Vergine Maria che gli donò la vista e gli indicò un simulacro su di una grossa quercia, nelle cui vicinanze fu poi edificato il Santuario di Stignano.
Federico II di Svevia, residente nella vicina Apricena, lo restaurò adeguandolo per i suoi svaghi di caccia e vi installò una guarnigione di fidi Saraceni, da cui il nome, poiché i non cristiani venivano chiamati pagani. In seguito il borgo fu feudo di Manfredi, figlio di Federico II e fondatore di Manfredonia, e più tardi fu devoluto ai re per diritto regio. Nel 1496 Re Ferdinando lo donò al già citato Ettore Pappacoda di Napoli, che ridonò splendore a tutta la zona, facendo erigere anche il Santuario di Stignano nel 1515; estinta tale famiglia, tornò al regio demanio. Il 10 marzo 1580 Antonio Brancia, da cui prende il nome la località sottostante, lo comperò da Filippo II per 90 000 ducati. Nel 1732 fu dei Mormile, poi lo comperò Don Garzia di Toledo e da questi, nel 1768, il Principe Cattaneo di Sannicandro. Sicuramente fu soggetto a diversi terremoti, testimoniati da documenti nei quali è narrata la vicenda del 1627, quando Apricena e dintorni subirono enormi danni. Attualmente i ruderi consistono in un muro lungo una cinquantina di metri e alto non più di un metro e mezzo con due aperture che furono due porte dagli stipiti lavorati. Questo muro fa angolo a sinistra con un resto di fabbrica brevissimo, mentre a destra è unito con una torretta circolare che attualmente non supera i cinque metri. Da questa torre parte una muraglia continua lievemente scarpata a picco sulla valle sottostante. Un terzo muro chiude a sud il quadrilatero. In un angolo si erge la torre maggiore a cinque facce, alta sei o sette metri. Entro il quadrilatero si vedono tracce di muri, ma che non bastano a farci capire la struttura interna del castello.
Il borgo fu abbandonato all'inizio del Seicento, gradualmente, per il trasferimento degli abitanti ad Apricena, probabilmente a causa della gran penuria d'acqua e in seguito il complesso fu soggetto allo sciacallaggio dei pastori locali che prelevarono le pietre della struttura per costruire i loro rifugi nella sottostante valle di Sant'Anna. Nei dintorni del castello vi sono innumerevoli anfratti e grotte, ricordiamo quella della Lia c.a. 200 m, rifugio di briganti nel XIV secolo. Nei dintorni sono stati trovati diversi reperti, alcuni anche antecedenti all'era medievale e nella ristrutturazione, sono stati rinvenuti resti umani quasi a testimoniare la presenza di un cimitero e di conseguenza a confermare la presenza del borgo, quasi certa, a causa del ritrovamento di un'ingente quantità di pozzi e cisterne necessarie alla vita in una zona così arida e priva di corsi d'acqua.
Alla storia molto spesso si lega la leggenda, e di leggende ve ne sono ben tre. La prima riguarda la già citata apparizione della Madonna al cieco nato, Leonardo Di Falco.
La seconda racconta di una fantastica battaglia tra il maligno e l'Arcangelo Michele che si tenne nella valle di Stignano. Naturalmente l'Arcangelo sconfisse il maligno che aveva preso le sembianze di un gigantesco serpente. Del maligno serpente restarono due ossa, successivamente portate al Santuario di Stignano.
La terza, invece, assume più l'aspetto di una storia fiabesca. Questa racconta di un principe saraceno di Castelpagano che si era innamorato di una principessa che viveva su un castello situato sul Monte della Donna. La famiglia della fanciulla, che non voleva dare in sposa la propria figlia ad un saraceno, per ovviare all'inconveniente matrimonio escogitò uno stratagemma: finché il principe non avesse costruito un ponte fatto con pelli di animale che congiungesse il monte della Donna sino a Castelpagano non avrebbe avuto in sposa la fanciulla. Il principe si prodigò molto al fine di costruire il fatidico ponte, ma ossessionato dall'enormità dell'opera impazzì. Tutto ciò, non ha nulla di fondato, anche se vi sono alcuni riscontri storici. Uno dei tanti è il fatto che nella zona ci fu davvero l'influenza dei saraceni, tanto che l'imperatore Federico II che militava in quelle zone aveva un corpo di guardia esclusivamente saracena. Invece il fatto più assurdo è che, come sappiamo, sul monte della Donna non vi è alcun castello, ma la leggenda ha un fondo di verità. Prima del monte vi è una piana rialzata chiamata Volta Pianezza dove apparentemente non si scorge nulla, ma invece su quel ripiano sorgeva una torre di avvistamento semicircolare ormai diroccata, di cui si scorge solo il perimetro murario.

Fonte (Wikipedia)

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giovedì 4 maggio 2017

Il castello di Monte Sant'Angelo

Esso è situato nella parte alta del paese.
La fortezza risale alla prima metà del IX secolo, quando Orso I, vescovo di Benevento, fece edificare, tra l'837 e l'838, un castrum bizantino, contribuendo così al venire ad esistenza del castellum de Monte Gargano.
In seguito i principi dell'Honor Montis Sancti Angeli fecero costruire la cosiddetta torre dei Giganti, una maestosa torre pentagonale alta 18 metri e con mura spesse 3 metri.
Il castello era fornito di alcune zone residenziali in cui abitavano il capitaneus, i funzionari e la guarnigione armata; ma anche di scuderie, magazzini, cisterne, mulino, forno, falegnameria, cappella, uffici amministrativi.
Non mancavano locali destinati a carcere: un'orrida prigione è situata nei sotterranei della torre dei Giganti.
Di quell'epoca è ancora ben conservata una sala duecentesca con un grande pilastro centrale e volte ogivali, comunemente detta sala del Tesoro.[3]
Con il passare del tempo il castello fu potenziato con due torri tronco-coniche, dal bastione orientale e da un sistema di cortine in muratura dotate di feritoie.
In origine poi il castello era difeso da una muraglia, di cui non rimangono che i ruderi, e da un fossato valicabile per mezzo di un ponte levatoio, poi sostituito da uno fisso sostenuto da due archi. Alla costruzione si accede tramite un portale, il quale è preceduto dal ponte a due archi collocato attraverso il fossato che anticamente circondava la fortezza.

Entrando si incontra il posto di guardia posizionato sulla destra, e un ampio locale in cui si trovano le scuderie e il deposito delle munizioni. Sulla sinistra si aprono due porte: attraverso la prima si raggiunge l'esterno del castello, attraverso la seconda una scala che conduce alla sommità del sovrastante Torrione a carena.
Si accede quindi al vestibolo, costituito da un cortile lungo 21 metri e largo più di 4 metri, che immette nell'ampia corte interna, limitata dagli spalti che difendevano il fossato e da due torri cilindriche, fra le quali si apre il portale del corpo centrale del castello.
Di qui una scala sale ai piani superiori, dove si può visitare la sala del Tesoro: un ampio ambiente illuminato da un'unica finestra, con soffitto a volte sorretta da un massiccio pilastro centrale. Da questa scala, che doveva essere adibita alle feste e ai convivi, si accede da un lato agli appartamenti del castellano, dall'altro a quelli dei cortigiani.

mercoledì 19 aprile 2017

Vico del Gargano

Vico del Gargano (fino al 1862 chiamata Vico) è un comune italiano di circa 8000 abitanti della provincia di Foggia in Puglia.
Soprannominato il "paese dell'amore", fa parte del Parco Nazionale del Gargano e della Comunità Montana del Gargano.

È uno dei comuni de "I Borghi più belli d'Italia". Fa parte della rete delle "Città sane".
La sua frazione San Menaio è una rinomata località balneare.

Vico del Gargano costituisce il cuore del Parco nazionale del Gargano comprendendo nel suo territorio la maggior parte della Foresta Umbra.

Vico del Gargano è piena di monumenti e luoghi di interesse, di cui nel video ne vengono mostrati davvero pochi per via della scelta di fare un montaggio abbastanza largo sul borgo e non sui vari punti di interesse.
Oggi Vico del Gargano è un paese soprattutto agricolo.
Nondimeno non si può non considerare la consolidata tradizione turistica nel territorio comunale grazie all'attrattiva rappresentata dalle bellezze naturali e dalle spiagge di San Menaio.

Il turismo, infatti, si sviluppa essenzialmente nei mesi estivi e lungo la costa, dove si concentra l'offerta ricettiva più numerosa e di maggior livello.
La zona submontana occupata dalla Foresta Umbra è meta apprezzata dagli appassionati dell'escursionismo e dell'orienteering.



Tuttavia il Comune di Vico del Gargano si è proposto, in anni più recenti, come destinazione turistica per l'intero anno grazie ad un rinnovamento e ad una differenziazione mirati dell'offerta: arte, storia e artigianato, naturalismo, agriturismo ed enogastronomia.

I piatti tipici sono la paposcia, le orecchiette con le noci, l'insalata d'arance, il capretto al "ruoto", la zuppa di pesce, le minestre con l'olio forte, i pancotti, i sospiri.

martedì 11 aprile 2017

Convento di San Matteo apostolo - San Marco in Lamis



Il convento di San Matteo apostolo è un edificio religioso che si trova nei pressi di San Marco in Lamis, in provincia di Foggia.
Anticamente conosciuto come il "convento di San Giovanni In Lamis", l'imponente monastero è situato a circa un paio di chilometri ad est di San Marco in Lamis alle pendici del monte Celano (871 m), tra il verde dei carpini e dei frassini che sovrastano la valle dello Starale.
Ancora oggi si conservano tradizioni tramandate dall'epoca, come l'unzione con l'olio della lampada vicina alla reliquia. Questo rito viene effettuato il 21 settembre per celebrare la festa di San Matteo dove la statua viene portata in processione dagli abitanti di Cerignola, di cui San Matteo è il loro santo protettore. La reliquia è custodita in un reliquiario seicentesco completamente d'argento. Dopo la donazione della reliquia il convento fu noto come "convento di San Matteo" anche se ufficialmente il nome canonico resta ancora "convento di San Giovanni in Lamis".
In questi ultimi secoli il convento è sempre stato meta di pellegrinaggi, aumentati notevolmente negli ultimi anni dall'afflusso di visitatori alla tomba di san Pio da Pietrelcina a san Giovanni Rotondo e questo non ha fatto altro che accrescere la notorietà del convento che si è sviluppato nell'ambito del parco nazionale del Gargano grazie al suo inserimento in un paesaggio unico nel suo genere.




mercoledì 29 marzo 2017

Porto di Rodi Garganico

La Marina di Rodi Garganico è un porto turistico situato a Rodi Garganico, nel litorale settentrionale del Promontorio del Gargano, all'interno del territorio dell'omonimo parco nazionale.
Dista 30 miglia dalle isole di Lagosta e 62 miglia da Curzola, costituendo il porto italiano più vicino alle coste croate con cui è collegato con un traghetto

Il marina di rodi garganico è costituito da un braccio sottoflutto a est ed uno sopraflutto a ovest.
Il braccio sopraflutto costituisce la diga frangiflutto. Si estende, con un andamento curvilineo, per 700 metri, fino a raggiungere una distanza di 300 metri dalla costa
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Il bacino interno, di circa 60.000 m², è quindi protetto dai venti Nord-Occidentali, prevalenti nella zona, permettendo un comodo ormeggio anche in condizioni climatiche avverse
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I suoi collegamenti navali sono:

  • Croazia (Curzola / KorčulaLesina / Hvar) nel periodo estivo, settimanalmente
  • Isole Tremiti, tutto l'anno
  • Grotte del Gargano (escursioni), nel periodo estivo

    Diciotto miglia per raggiungere le Isole Tremiti, 69 per Korcula in Croazia.

    Di seguito 3 foto del Porto:



  • domenica 12 marzo 2017

    Cave di Apricena












    Le 
    cave di pietra di Apricena sono famose in tutto il mondo per la qualità del materiale e per i molteplici utilizzi che se ne possono fare.

    Ciò che viene estratto alle pendici del gargano, tra Apricena, Poggio Imperiale e Lesina è una pietra Calcarea.

    Chimicamente la pietra è costituita per oltre il 96% da 
    carbonato di calcio con tracce di ossidi di ferromanganesealluminio ed altri elementi.È un materiale con tonalità oscillanti tra il beige, l'avorio ed il rosato (a seconda della varietà), con frequenti venature il più delle volte sottili e sinuose, che ne caratterizzano la superficie.La produzione di cava si articola in blocchi di pietra, con una misura massima 315 cm lunghezza, 170 cm di larghezza e altezza che varia in funzione del banco. Per l'estrazione dei blocchi di pietra si usano diverse tecniche, tra le quali uso dell'esplosivo inserito in apposite perforazioni, e taglio con l'ausilio di apposite seghe tagliatrici.
    Seguono poi lo spostamento con apposite pale meccaniche, e il taglio per far loro assumere una forma di parallelepipedo.

    La zona di estrazione della pietra di Apricena e Poggio Imperiale costituisce il primo polo estrattivo del meridione italiano ed il secondo bacino nazionale dopo quello di Carrara.
    La produzione della pietra di Apricena, infatti, copre il 90% della produzione regionale ed il 20% di quella nazionale.

    Essa è quindi una risorsa fondamentale per l'economia dell'area.

    Base Segreta Militare di San Nicola Imbuto


    E' lì. Su una strada che costeggia in gran parte il lago di Varano.

    Dopo aver costeggiato il lago per circa cinque chilometri appare sulla sua sponda la vecchia base segreta militare di San Nicola Imbuto.
    Era questa una stazione di idrovolanti.
    Costruita durante la prima guerra mondiale in questo luogo lontano da occhi indiscreti per la difesa della costa adriatica.La base di San Nicola Imbuto appartenuta dapprima alla Regia Marina e poi all’Aereonautica militare, ospitava gli addetti alla base di idrovolanti. La costruzione della base si rese necessaria per fronteggiare gli attacchi della marina austriaca.Dopo l’ultima guerra, venuti meno gli scopi di difesa militare, la base fu abbandonata e la proprietà passò al Demanio dello Stato.Erbacce e rottami ferrosi rendono poco praticabile una visita delle palazzine; fuori del recinto che delimita la base di idrovolanti si erge ancora, in posizione di rilevo rispetto alla base, una piccola chiesetta dal tetto sfondato, essa è indicata sotto il titolo di San Nicola nelle carte dell’Istituto geografico militare, ma pare fosse dedicata invece a Santa Barbara, protettrice dell’Aereonautica.




    martedì 14 febbraio 2017

    Croce del Terzo Millennio - Apricena

    La Croce del III Millennio è un monumento che si trova in cima ad un percorso che si snoda alle propaggini del promontorio Garganico e che regala fantastici scenari panoramici sull’intero Alto Tavoliere, la zona costiera del lago di Lesina, i Monti Dauni ed il massiccio della Majella.

    Nel tratto iniziale del percorso si attraversa una zona di rimboschimento con prevalenza di Pino marittimo. In questo luogo il nostro olfatto ci permette di inebriarci del profumo della resina.

    Proseguendo il nostro cammino si attraversa una zona di pascolo, non molto degradata e che conserva una buona vegetazione di Macchia Mediterranea.

    Giunti alla sommità del luogo in cui è stata innalzata la Croce del III millennio si apprezza un fantastico scenario panoramico.

    Di seguito due foto scattate per il progetto #garganoindrone della Croce con vista ''Promontorio del Gargano''


    giovedì 2 febbraio 2017

    Lesina e il suo lago

    Lesina è un comune italiano di circa 6.400 abitanti della provincia di Foggia in Puglia. Fa parte del Parco Nazionale del Gargano.Fondamentale per lo sviluppo della città è il Lago di Lesina.
    Il lago di Lesina (in LatinoLacus Pantanus) è un bacino lacustre salmastro situato a nord della Puglia, tra il Tavoliere delle Puglie e il promontorio del Gargano.
    Lungo circa 22 km e largo mediamente 2,4 km, ha una superficie pari a 51,4 km². È il 9° lago italiano e il secondo dell'Italia meridionale. Le sue acque sono salmastre.
    Mediante due canali, l'Acquarotta e lo Schiapparo, la laguna comunica col mare Adriatico, da cui la separa una duna, il Bosco Isola, larga tra 1 e 2 km e lunga 16 km. Numerosi torrenti assicurano al lago un discreto apporto d'acqua dolce, mentre non secondario è il contributo ipogeo delle falde freatiche, così come quello meteorico. È il meno profondo tra i laghi italiani, con una profondità media pari a 0,7 metri ed una massima inferiore ai 2 metri.
    Le sue acque sono popolate soprattutto da anguille, notevole fonte di reddito per il comune di Lesina.
    Il lago, di origine costiera, si è formato in parte dall'accumulo alloctono di sedimenti lacustri provenienti dai fiumi situati a monte del bacino e in parte dall'accumulo autoctono di depositi lacustri provenienti dai margini dello stesso lago.
    Nella parte orientale del lago si trova la Riserva naturale Lago di Lesina, un'area naturale protetta statale istituita nel 1981. La riserva occupa una superficie di 930,00 ha nella provincia di Foggia; è stata istituita come area di ripopolamento animale.[1]
    Nell'area è presente il Centro visite del Parco Nazionale del Gargano "Laguna di Lesina", gestito dalla Lipu.
    Ultima attrazione per la città di lesina è la nuova passerella in legno che collega il Lago di Lesina con il sito archeologico dell’isola San Clemente.

    Di seguito due foto di Lesina con il lago che la circonda e la nuova passerella in legno.



    lunedì 30 gennaio 2017

    Torre Mileto

    Torre Mileto è la stazione balneare e l'unica frazione del comune di San Nicandro Garganico, in provincia di Foggia, situata sulla fascia costiera tra i laghi di Lesina e Varano.
    Il toponimo, che impropriamente identifica anche una parte dell'istmo che separa il Lago di Lesina dal mare, è riferito ad una torre costiera di avvistamento e difesa, probabilmente una delle più grandi ed antiche della costa adriatica, nonché il punto della terraferma più vicino in assoluto alle Isole Tremiti per la distanza di sole 11 miglia.
    La zona circostante la torre è di notevole interesse archeologico e naturalistico, per la presenza di insediamenti che vanno dal Neolitico al Medioevo e grazie alle rigogliose forme di macchia mediterranea e ad una scogliera ricca di specie biomarine, di anfratti e di sorgenti d'acqua dolce.
    La torre sorge su una breve penisola, al largo della quale i fondali marini ospitano il relitto di una marsiliana, la Poma Santa Maria,[1] affondata in circostanze misteriose nel 1607 e sospettata di trasportare un carico illecito di armi, tra cui alcuni cannoni: di essi tre sono stati recuperati nel 1975 dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia, in collaborazione con il Nucleo Sommozzatori dei Carabinieri di Taranto, e sono tuttora conservati all'interno della torre.

    L'area occidentale del promontorio di Torre Mileto è stata interessata da una campagna di scavi archeologici, tesi ad indagare circa la presenza sul sito di vari insediamenti protostorici.

    Di seguito due foto della Torre e il video per il progetto ''GARGANOINDRONE''